Vivere la quarantena

Mediamente mi sembra che prevalga la paura, tante incertezze sul futuro, ma, forse grazie alla fiducia nella comunità internazionale, non è questa la mia prima preoccupazione. Certo c’è il pensiero verso i familiari più anziani, magari parenti di amici che non ci sono più, ma si cerca di non pensarci.

Quello che invece mi preme è l’essere messi davanti al fatto che uno studente con cinque anni di formazione non possa aiutare, per mancanza di formazione, un sistema che in questo momento viene messo a dura prova. Quasi  a sentirsi dire “state a casa, lasciate fare ai grandi”.  È pesante.

Ora più che mai c’è il desiderio di tornare in ospedale, all’università, per aiutare e continuare a imparare, magari la prossima volta saremo pronti.

Lati positivi? Speravo di poter dedicare più tempo a passioni messe da parte negli anni, la musica, lo sport, magari semplicemente mettere in ordine l’armadio, ma devo dire che non ci sto riuscendo più di tanto. Le giornate fortunatamente finiscono per riempirsi. In compenso si riscopre la famiglia, quella che vedevi ogni tanto la sera dopo un giorno all’università, ma che fortunatamente nel mio caso mi supporta e sopporta a pieno.

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