Perchè la SIMeN

Intervista al presidente Antonio Virzì

Intervista

ntervista al Presidente Antonio Virzì

Come è nata la SIMeN?

La fondazione della Società Italiana di Medicina Narrativa è avvenuta nel 2009 a Catania: insieme ad un gruppo di giovani collaboratori abbiamo ritenuto fosse arrivato il momento di trovare uno spazio al grande desiderio di cambiamento in ambito medico rappresentato dalla Medicina Narrativa.
Nel 2009 erano già molte le iniziative di formazione e ricerca sulla medicina narrativa. Secondo  lo stile italiano, un po’ più campanilista che cooperativo, i diversi progetti si sono svolti seguendo le direttive delle proprie scuole, dei propri filoni e potremmo anche sottolineare dei propri processi organizzativi individuali.  Mancava una società scientifica che raccogliesse sotto la sua egida queste iniziative e costituisse una garanzia di scientificità, un metodo, delle linee guida.
 
A 7 anni dalla fondazione, cosa è cambiato?
Da allora sono già passati 7 anni, un tempo sufficiente per verificare che la Medicina Narrativa non è una moda passeggera, visto il fiorire di iniziative e il grande interesse che continua a suscitare. Queste conferme rappresentano il motivo principale per passare da una gestione della Società basata solo sull’entusiasmo di pochi volenterosi appassionati ad una dimensione di coinvolgimento di  esperti veramente su base nazionale.
Per questo il 22 gennaio 2014 a Roma abbiamo riunito un gruppo, aperto a ogni futuro ampliamento, con l’obiettivo specifico di raccogliere in uno spazio comune chi è interessato alla Medicina Narrativa, per avviare una nuova fase della Società che affronti le principali problematiche emergenti:
 
1) Definizione delle principali linee di ricerca e di formazione con le loro modalità.
2) Rapporto con la E.B.M.
3) Scambio dialogico nazionale ed internazionale
4) La Medicina Narrativa come strumento ecologico
5) Rapporto con le Humanities
 
Una vera e propria rinascita su scala nazionale…
Durante il primo congresso mondiale di medicina narrativa nel giugno del 2013 a Londra, è stata Rita Charon a richiamare l’attenzione sulla necessità di costruire delle vere reti nazionali, all’interno delle singole frontiere, che possano creare una nouvelle vague di conoscenze presso la comunità scientifica locale.
 
Come si relazione la Medicina Narrativa con la comunità scientifica italiana?
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un fenomeno tipicamente italiano: l’organizzazione più o meno indiscriminata di iniziative che si autodefiniscono di medicina narrativa, che rientrano in quella area culturale molto ampia delle humanities, e che per le loro modalità, pur densi di emozioni, poco si prestano a misurazioni ed interpretazioni oggettive. Questo pone dei limiti forti alla richiesta di scientificità che si richiede proprio ad una prassi “nascente”. D’altra parte è anche forte l’esigenza di individuare criteri di scientificità che siano realmente applicabili alla Medicina Narrativa. La Narrative Based Medicine, nasce anche in contrapposizione ad una scientificità arida che può avere contribuito proprio a una perdita di umanità dell’operare medico.
Una Società che si definisce “scientifica” ha la necessità di dialogare con queste diverse anime cercando di dare delle indicazioni, confrontandosi costruttivamente anche con “i padri” della Medicina Narrativa, Hurwitz e Charon che la considerano uno strumento di rivoluzione organizzativa e terapeutica.

Quale relazione con il SSN?

In un momento così critico di spending review dove è più necessario che mai ascoltare i veri bisogni di pazienti e medici, senza effettuare prestazioni inappropriate da medicina difensiva o di delega di ogni competenza “umana” da parte dei medici ad altre figure come gli psicologi, è indispensabile che la Società Italiana di Medicina Narrativa abbia una sua piena visibilità e rinasca con nuove competenze acquisiste e nuove energie.

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